©Amelia Belloni Sonzogni
con la stilo nel pc
In dieci racconti, l'arco di una vita di un padre, una figlia e i loro animali.
8 settembre 1943 - al confine con il Brennero.
Un capitano degli alpini e il suo attendente sono a cena in una locanda del posto, con altri commilitoni. Sono stanchi: sfiniti dagli spostamenti continui del reggimento, dalle marce, dal clima di incertezza e vuoto di potere che percepiscono. Non hanno appetito, cenano per necessità e a quell'ora ascoltano alla radio l'annuncio dell'armistizio.
Quali saranno gli ordini? Che fare? E Ufinta?
Il pensiero va alla mula, rimasta in scuderia: è con loro da anni, testarda, come tutti i muli, ma capace di grandi affetti e di reazioni imprevedibili per tutti, tranne per loro due.
Dopo il 1956, la vita ha un senso diverso, ma bisogna raccontare il "prima di lei". Un padre dice di sé alla figlia. Di certo la piccola, nata da poco, non capirà, nel senso letterale, ma comprenderà e assorbirà: le parole e il loro senso, il tono in cui sono pronunciate, l’amore che trasuda. Gli insegnamenti passano attraverso le braccia che stringono; anche se non sono muscolose, soprattutto se hanno già portato “pesi” indescrivibili; basta la forza della tranquillità che infondono. Attraverso il sorriso, nella pacata felicità di predisporre tutto per il futuro, con i racconti degli affetti più cari arriva la confidenza. Il legame si rinsalda e inizia a forgiare il carattere, a nutrire l’indole. Il padre educherà la figlia e l’aiuterà, nella costruzione della persona, ad affinare un comune sentire; le insegnerà anche ad accarezzare le anime animali, mentre le parla dei suoi cani.
Chiusi in gabbia, li può osservare meglio, ma soffre per loro e pensa: "Non in gabbia! Canarini, passerotti, pappagallini, colombi devono volare liberi; se torneranno, sarà solo per scelta". Se obbedisse al suo istinto, se avesse una maggiore spinta alla ribellione, la bambina aprirebbe le gabbie per liberarli; ma fatica a rompere gli schemi e la possibilità di vedere da vicino quegli esserini la induce a desistere: la gabbia in questo la aiuta. Tuttavia, quando li osserva, un senso di oppressione la prende perché avverte la loro ansia di uscire: lo sa, lo sente.
Immagina e ascolta – attenta – chi le racconta di altre gabbie, di fili spinati e dei mezzi impiegati per vincerli.
Una cucciola – sognata, desiderata e tuttavia insperata – colma di gioia la bambina che la riceve in dono.
Muovono insieme i primi passi di un accudirsi reciproco, fino a quando si trovano di fronte ad alcune regole del vivere cosiddetto civile, vincoli che stridono con l’essere felici.
L’impatto è brusco e tutta la forza della cucciola umana, pur indomita, manifesta la propria irrilevanza.
Saranno gli adulti a scegliere; la decisione presa segnerà due vite.
A Milano, all’inizio degli anni ’70, una famiglia si appresta a raggiungere una località ligure per le vacanze estive.
Solo il capofamiglia resta per il momento in città e, in attesa di raggiungere moglie figlia e suocera, segue l’andamento della vacanza del nucleo famigliare attraverso i racconti della figlia che gli arriveranno per lettera e per telefono.
Quell’anno, per la prima volta, trascorreranno l’estate con alcuni parenti e un ospite, imprevisto e inatteso. L’atteggiamento di ciascuno di fronte a costui darà la misura dello spessore delle persone. E costui racconterà la propria storia, rivendicando a suo modo la propria identità.
«Sono in pensione: ho finito di lavorare e di preoccuparmi; finalmente posso star tranquillo e dedicarmi alla lettura, godermi il silenzio e gustarmi le soddisfazioni che una figlia come lei sa dare a un padre».
«Mio marito sta sempre seduto in poltrona! E non gli fa bene: dovrebbe muoversi, camminare. Bisogna che gli trovi uno stimolo, uno scopo, un motivo! Già, ma quale?»
«È incredibile ma è vero. Per quanto tempo l’ho aspettato? Ora è qui! È mio! No; non è mio».
Uno scricciolo peloso dal nome monosillabico: Dog = Cane.
Quando restano solo i ricordi, si cerca talvolta di renderli tangibili. Diventano così una piccola cosa preziosa che, con insensata imprudenza, si ripone in un luogo ritenuto sicuro perché vicino; invece, la si mette sbadatamente a repentaglio, alla mercé dei ladri, che la rubano per i soldi e poi la buttano, perché inutile e invendibile.
Si resta ancora più soli.
Si cerca giustizia, o almeno si crede di cercare quella, pur sapendo che sarà molto difficile, se non impossibile, ottenerla.E non si trova più niente, neppure la comprensione.
Talvolta si può solo osservare a distanza.
Era convinta di possedere un dono, come se la sua mano fosse una bacchetta magica in grado di esercitare una specie di onnipotenza nei confronti di chi amava con sincero trasporto.
Insistette, nonostante evidenti prove contrarie e numerosi tentativi a vuoto.
Riuscì a ridurre la distanza che la separava dalla meta, che rimase però per lei – questa volta – inaccessibile.
Nella solitudine più profonda, un guizzo regala nuova fiducia perché la sintonia supera la specie.
Tutto ciò che ti è sempre sembrato accogliente sembra respingerti.
Tutto è cambiato anche se sembra identico a sempre.
Ti senti estranea.
Ma qualcuno ti riconosce: appartiene a un’altra specie, a un altro mondo, usa un altro linguaggio, tuttavia, la comprensione è immediata.
"Ci sono momenti in cui un albero ci si mostra improvvisamente umano, stanco" (Anna Maria Ortese).
Gli alberi secolari "sono come grandi uomini solitari" (Herman Hesse).
Sono simboli, certezze, garanzie di vita. La loro età è presunta e tale deve restare.
Il compito dell’uomo è tramandarne la cura, ma c'è chi non lo comprende. L'albero, però, troverà una soluzione.
il gelso bianco.pdf
8 dicembre 2022
Anche Anime animali. Racconti ha partecipato al Premio Letterio Internazionale di Poesia e Narrativa Città di Sarzana e ha ottenuto un riconoscimento come finalista della X edizione.
In foto il momento della premiazione, con l'intervento on line in diretta del presidente, Susanna Musetti.