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©Amelia Belloni Sonzogni

 

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con la stilo nel pc

il canile possibile

24-08-2025 15:09

Amelia Belloni Sonzogni

promozione, recensione, storie di canili, l'Impronta volontari indipendenti,

il canile possibile

Storie di canili: di cani e gatti, di persone che li amano e si impegnano per loro, insieme. Il viaggio parte da La Spezia.

La sera del 20 agosto scorso ho assistito alla première di Il canile possibile, prima tappa di Storie di canili, documentari in itinere di Giaris Magi, dedicata al Canile municipale della Spezia gestito da L'Impronta Volontari indipendenti. 

Consiglio vivamente a tutti di guardarlo: è disponibile sul canale youtube dell'autore (qui).

Di primo acchito, la colonna sonora - in contrasto con le immagini - scuote nel profondo con il ritmo, la voce, le parole: «non voglio più bugie, non ho tempo di aspettare, tanto in fondo a noi non resta che crepare». Mi hanno inchiodata lì, queste parole: gli animali non mentono e hanno diritto alla sincerità da parte umana; gli animali - che vorrei eterni - hanno vite più brevi delle nostre; crepare in gabbia, o da soli, è la sorte che purtroppo attende tanti, troppi cani e gatti, randagi o, peggio, illusi e poi lasciati per strada quando va bene o sfruttati o vittime di violenze. Ma proprio quando si tocca il fondo, ci si aspetta il peggio, ci si sente inutili, sopraffatti dallo schifo, si torna a respirare perché si vede, si sente, quasi si tocca con mano oltre lo schermo la presenza fattiva di chi reagisce, si ribella, si impegna, tutela i diritti degli inermi senza diritti, si prende cura di loro al meglio possibile, che è possibile. 

E questo è il punto. 

A questo punto si sono fermati questi volontari per fermare una situazione inaccettabile e da questo punto sono ripartiti con una gestione corretta grazie a un concetto semplice: chi può, aiuta; con le proprie capacità messe a disposizione per uno scopo condiviso.

A La Spezia, in questo canile municipale gestito da questi volontari, la vita di cani e gatti può essere migliore. è migliore: l'attesa di una famiglia, di una casa, di un binomio in cui identificarsi, ha un senso e trascorre al meglio possibile. E l'adozione non è improvvisa o improvvisata: ascoltando la storia degli umani che hanno accolto Tommy mi sono resa conto del lavorio mentale di scoperta e progressivo intelligente adattamento del mio Giatt da quando me lo hanno messo in grembo ed è venuto a casa con me otto anni fa, il giorno in cui compiva quattro mesi, a oggi. Avere di lui solo informazioni sommarie non ha facilitato il compito: né a noi, né soprattutto a lui. Comprendo [credo] il motivo di molti suoi atteggiamenti e lo ringrazio per avermi capita, accettata con il mio amore sconfinato e vincolante per quel suo “fratello” che sentiva citare ogni momento, ma che non c'era se non in qualche residuo sentore e neppure ovunque. Oggi, anche se non tutte le sue fobie sono state superate, posso dire che Giatt dimostra di essere felice e tranquillo, compie azioni inaspettate e mentre scrivo russa sonoramente ai miei piedi. 

Di certo, una modalità di adozione simile a quella raccontata in questo documentario indirizza e facilita la futura convivenza, riduce il rischio che – come troppo spesso si legge e accade – il cane o gatto torni in gabbia.

Aspettiamo le prossime tappe di questo bellissimo viaggio. Per il momento, grazie!

 

l'immagine è tratta da un post di Giaris Magi per la promozione del documentario.

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