17 luglio

Ci sarà un motivo per il quale quando ti ho visto nel riquadro di un telefono ho notato subito i tuoi occhi e il tuo sguardo: parlavi, anche tu, come Pedro, come Dog, come tutti gli animali che vivono rischiando ogni istante di finire tra le mani di un delinquente assassino che li lancia da un ponte, li lega alle rotaie di una strada ferrata, li abbandona, li sevizia, li sfrutta nel corpo e nell’anima per soldi. Marcissero tutti nello schifo che li sostanzia.
Il male è dietro l’angolo, spesso molto più vicino di quanto si possa sospettare. Appena possibile, ti abbiamo portato via, lontano da un pericolo imminente: doveva passare su di noi, prima di sfiorarti anche solo con uno spruzzo di quel liquido che brandiva come un’arma, di quelle minacce gracchiate. Ora siamo tranquilli e il fiume scorre più sotto. Aspettiamo.
Non sapremo mai cosa hai vissuto e visto nei tuoi primi mesi di vita, cosa ti ha segnato e non passa mai, neppure oggi che compi sette anni, che vivi con noi da sette anni. 
Sei come sei, cresciuto attorno alle tue orecchie, alle quali devi il tuo nome strano (all’anagrafe saresti Brando, che poi non è male se pensi a Marlon), bellissimo con le zampe corte, bellissimo quando ci sorridi e ti si arriccia il naso, dolcissimo quando ti affidi perché hai una spina nella zampa, gli occhi da pulire, i denti da controllare, la tosse da curare con l’aerosol.
Sei buono, brontolone eppure paziente, curioso, sospettoso ma appiccicoso con chi ti diventa amico. Ci ami alla follia e noi amiamo te. Sei meraviglioso ed è meraviglioso averti con noi. Pedro è orgoglioso di te quanto noi.
Buon compleanno, Giatt. 
[Pochi giorni dopo papà, sarà questo il motivo?]