insubordinata diocesi modello
Il territorio della Bergamo cattolica in cui Giavazzi nasce, appare come una diocesi modello, e tuttavia insubordinata a causa di una precisa e originale identità storica, di cui il clero è tratto distintivo speciale.
Sono molti i sacerdoti – dal parroco al vescovo – che si incontrano in questa vicenda; la loro storia, il loro ruolo, persino il carattere di ciascuno hanno un peso nello svolgersi delle vicende private e pubbliche.
Tratto peculiare, indispensabile per comprendere molti aspetti di quella società, era il forte vincolo tra clero e popolo: la parrocchia era considerata custode delle virtù individuali e collettive, clero vescovi e azione sociale erano più che bastevoli, lo Stato risultava superfluo.
L’ambiente sostanzialmente conservatore era però attento alla convergenza fattiva degli interessi di tutti, con punte di organizzazione sindacale in cui i parroci ebbero un ruolo cruciale.
Si trattava di uomini battaglieri, capaci di "gestire" masse di contadini e/o operai, motivo per cui la loro influenza si doveva tenere nella dovuta considerazione.
Il più famoso di tutti fu senza dubbio don Clienze Bortolotti che assume la direzione del giornale L'Eco di Bergamo nel 1904, anno in cui muore il vescovo Guindani, che - già sospetto di liberalismo per il legame con mons. Bonomelli - aveva dato al laicato cattolico una notevole spinta.
Segretario personale del nuovo vescovo Radini Tedeschi, che nella sua opera si ispira al milanese card. Ferrari sarà mons. Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII. Questo per tratteggiare brevemente l'influenza di certe personalità sull'ambiente in cui Giavazzi si muove.
Mons. Luigi Maria Marelli guida la diocesi negli anni della sua attività pubblica, quando i cattolici bergamaschi, preso atto di non poter evitare lo Stato, decidono di entrarci per cambiarlo e sono i primi a derogare alla regola papale dell'astensione dalle urne.