auguri, Shel Shapiro!
Era il 27 luglio 1967: la sera, al Casinò, il locale più “in” di Levanto, si esibivano i Rokes, uno dei miei gruppi preferiti.
L’occasione era imperdibile.
Dovevo ancora compiere undici anni e sarebbe stato il mio primo concerto.
Dovevo ancora compiere undici anni e sarebbe stato il mio primo concerto.
Ricordo di aver pregato il pregabile, supplicato il supplicabile, promesso di tutto per convincere la genitrice a lasciarmi partecipare alla serata, con una mia amica, con la mamma della mia amica che era sua amica…
NO!
Muro invalicabile. Inspiegabile, inspiegato, imperdonabile.
Ho perso quella serata, non ho visto i miei beniamini, non ho sentito cantare Shel Shapiro dal vivo e non ho cantato in sordina mentre lui cantava.
NO!
Muro invalicabile. Inspiegabile, inspiegato, imperdonabile.
Ho perso quella serata, non ho visto i miei beniamini, non ho sentito cantare Shel Shapiro dal vivo e non ho cantato in sordina mentre lui cantava.
(Le fonti locali riferiscono che i Rokes presentavano, quella sera, Eccola di nuovo).
Mi sono rifatta, negli anni a seguire, con i dischi, le cassette, le canzoni cantate con gli amici che le strimpellavano alla chitarra o le inserivano nel repertorio degli spettacoli del loro gruppo ma quel NO, quella serata mancata, è un buco che non sono più riuscita a colmare perché quella sera, quella musica e quel gruppo mi sono stati scippati, in quel momento, senza un motivo valido.
Quindi, mi consola un poco questo libro con dvd: Sarà una bella società, dedicato a chi in quegli anni c’era, a chi non c’era, e a chi avrebbe voluto esserci.
Ecco: c’erano gli anni, c’ero io, che avrei tanto voluto esserci quella sera del 1967.
Però, la magia che si crea sul palco, incarnata da Shel Shapiro e dai suoi musicisti, tra parole musica e atmosfera, con la possibilità di rileggere – testo a fronte – la storia raccontata è qualcosa che si colora di consapevolezza, conoscenza – impossibile a undici anni – e cultura assimilata, trasfusa dalla penna di Edmondo Berselli, cantata dalla voce calda e profonda di Shel Shapiro: entrambi iconici, almeno per me.
E chiamateci pure boomer: saremo felici di esserlo per aver vissuto, visto, sentito, letto, partecipato, cantato. E poi studiato: canzoni come fonti storiche, mezzi mediatici come fonti e soggetti/oggetti di studio, di analisi. (Un apparato di note ricco e preciso arricchisce e completa il “copione”).
Corsi e ricorsi: noi e voi, ancora oggi, contrapposti ma al contrario: noi con i capelli bianchi e voi, dell’era post-moderna, che non c’eravate e che ci guardate come anziani rincitrulliti, capaci solo di rievocare tempi perduti, commemorare chi/cosa non c’è più, anziani un po’ ridicoli che si sentono sempre giovani; chissà se poi è così e se è tanto disdicevole.
E la pioggia che va… canto e ricanto con Shel. Non solo le canzoni dei Rokes, ma tante altre belle canzoni rock, come avessi undici anni, piedi nella sabbia, focaccia tra le mani, il mare davanti, parole e musica fuori e dentro.
Mi sono rifatta, negli anni a seguire, con i dischi, le cassette, le canzoni cantate con gli amici che le strimpellavano alla chitarra o le inserivano nel repertorio degli spettacoli del loro gruppo ma quel NO, quella serata mancata, è un buco che non sono più riuscita a colmare perché quella sera, quella musica e quel gruppo mi sono stati scippati, in quel momento, senza un motivo valido.
Quindi, mi consola un poco questo libro con dvd: Sarà una bella società, dedicato a chi in quegli anni c’era, a chi non c’era, e a chi avrebbe voluto esserci.
Ecco: c’erano gli anni, c’ero io, che avrei tanto voluto esserci quella sera del 1967.
Però, la magia che si crea sul palco, incarnata da Shel Shapiro e dai suoi musicisti, tra parole musica e atmosfera, con la possibilità di rileggere – testo a fronte – la storia raccontata è qualcosa che si colora di consapevolezza, conoscenza – impossibile a undici anni – e cultura assimilata, trasfusa dalla penna di Edmondo Berselli, cantata dalla voce calda e profonda di Shel Shapiro: entrambi iconici, almeno per me.
E chiamateci pure boomer: saremo felici di esserlo per aver vissuto, visto, sentito, letto, partecipato, cantato. E poi studiato: canzoni come fonti storiche, mezzi mediatici come fonti e soggetti/oggetti di studio, di analisi. (Un apparato di note ricco e preciso arricchisce e completa il “copione”).
Corsi e ricorsi: noi e voi, ancora oggi, contrapposti ma al contrario: noi con i capelli bianchi e voi, dell’era post-moderna, che non c’eravate e che ci guardate come anziani rincitrulliti, capaci solo di rievocare tempi perduti, commemorare chi/cosa non c’è più, anziani un po’ ridicoli che si sentono sempre giovani; chissà se poi è così e se è tanto disdicevole.
E la pioggia che va… canto e ricanto con Shel. Non solo le canzoni dei Rokes, ma tante altre belle canzoni rock, come avessi undici anni, piedi nella sabbia, focaccia tra le mani, il mare davanti, parole e musica fuori e dentro.