dolore, comprensione, scrittura
Mi aveva molto colpito la manifestazione del dolore, quasi spudorata, con cui Costanza Rizzacasa d'Orsogna, scrittrice, giornalista che seguo sui social, aveva annunciato lo scorso marzo che il suo gatto era morto fra le sue braccia: Milo, il gatto che non sapeva saltare, che era andato al Polo Sud e aveva salvato Plutone (per parafrasare i titoli della trilogia della quale è protagonista) non c'era più.
Una realtà devastante.
Avevo riconosciuto come miei quel legame salvifico, quel dolore disperato, urlato e inconsolabile per la morte del mio Pedro; non era disabile, ma lo era diventato a causa di una malattia degenerativa, senza cura.
E poi la coincidenza di un mese luttuoso, marzo, anche per me concentrato di dolori.
Quante corrispondenze, avevo pensato e avevo chiesto a Costanza la possibilità di un contatto. La risposta era stata immediata: mi scriva pure, indirizzi ad Anti.Corpi.
Così è nata l'idea della lettera apparsa sul numero 34 del settimanale F, nella rubrica Anti.Corpi.
Il dolore accomuna, facilita la reciproca comprensione, ci si immedesima, si resta toccati.
Scriverne può diventare terapeutico.
Lo è stato per me, continua ad esserlo; lo è per Costanza, come dice nella sua risposta.
Non è una passeggiata: si riattraversa tutto, soprattutto il dolore della perdita, le sofferenze della malattia, che rischiano di acuirsi, ma può essere catartico e di certo si rivive e si fanno rivivere momenti indelebili.
E persone indelebili, umane e animali.
Grata per sempre, Costanza.
Per leggere la lettera, bisogna acquistare il numero della rivista oppure leggere il tweet in cui Costanza l'ha presentata. In quello successivo , con mia grandissima gioia, Costanza aderisce alla mia piccola campagna pubblicitaria Indovina chi lo ha letto.
Visitate dunque queste pagine, basta un clic e... leggete anche i miei libri! Il fine ultimo è aiutare le «piccole persone» in difficoltà.