scoop!
I giorni scorsi ho visto in rete una vignetta che ritraeva un cane e un maiale, due cuccioli, seduti uno di fronte all’altro; la didascalia recitava in inglese: «il maiale è un cane rosa, non mangiarlo».
Questa mattina ho avuto la percezione chiarissima che questo assunto non sia solo una propaganda animalista, una pubblicità vegana. E lascio perdere ogni sensato e doveroso appello alla necessità di ridurre (fosse per me, eliminare) gli allevamenti intensivi (anche non intensivi, ma non è questo il punto).
Questa mattina, pochi metri prima del cancello del mio orto, in questo posto meraviglioso in cui ho la fortuna di vivere, ho incontrato un cinghiale: più o meno trenta chili di tenerezza (sento già le battute sui tempi di concia… sorvolo).
Mentre c'era chi immortalava il momento, io – in preda a quell’emozione meravigliosa che mi prende ogni volta che ho queste fortune – ho cercato un contatto attraverso lo sguardo, con poche parole rassicuranti e dette piano che non lo hanno spaventato né irritato.
Si può parlare con gli occhi, con il corpo, persino con il naso, il suo. Bisogna solo saper ascoltare.
Questo dialogo, a metà immaginario nelle battute non umane (in corsivo), è il mio modo di raccontare un altro incontro bellissimo, nella speranza che qualcuno sia indotto a invertire la rotta.
Questa mattina ho avuto la percezione chiarissima che questo assunto non sia solo una propaganda animalista, una pubblicità vegana. E lascio perdere ogni sensato e doveroso appello alla necessità di ridurre (fosse per me, eliminare) gli allevamenti intensivi (anche non intensivi, ma non è questo il punto).
Questa mattina, pochi metri prima del cancello del mio orto, in questo posto meraviglioso in cui ho la fortuna di vivere, ho incontrato un cinghiale: più o meno trenta chili di tenerezza (sento già le battute sui tempi di concia… sorvolo).
Mentre c'era chi immortalava il momento, io – in preda a quell’emozione meravigliosa che mi prende ogni volta che ho queste fortune – ho cercato un contatto attraverso lo sguardo, con poche parole rassicuranti e dette piano che non lo hanno spaventato né irritato.
Si può parlare con gli occhi, con il corpo, persino con il naso, il suo. Bisogna solo saper ascoltare.
Questo dialogo, a metà immaginario nelle battute non umane (in corsivo), è il mio modo di raccontare un altro incontro bellissimo, nella speranza che qualcuno sia indotto a invertire la rotta.
[Il primo, memorabile incontro avvenuto quasi un anno fa, è raccontato qui]
Eccoti, finalmente ti ho visto.
Acc… mi hai beccato, di solito non sei in circolazione così presto.
E tu di solito non sei in circolazione così tardi. Ciao!
Ciao, sento odore di cane ma non lo vedo… dove l’hai nascosto?
È qui con me, sull’Ape, seduto sul pianale ma non lo faccio scendere, tranquillo.
Potresti anche, lo riconosco: è lo stesso che mi sente sempre di là dalla tua recinzione; ormai, siamo quasi amici.
Lo penso anch’io, però meglio essere prudenti. Lui resta qui, protetto e tu resti lì, libero, a grufolare.
Va bene; mi posso avvicinare un pochino?
Certo! Ma che fai, scodinzoli?
Non mi mandi via, non fai rumore, non hai paura di me… scodinzolo sì.
Non ho paura, non voglio farti male e se ti avvicini ti vedo meglio.
Sono contento di conoscerti, non hai odore di fucile addosso.
Mai visto uno se non in foto. Che ci fai per strada?
Gironzolavo.
Non staresti meglio un po’ più su, nei boschi?
Ci hanno attirato a valle in ogni modo, ora stiamo bene anche qui.
Discorso lungo e complesso. Si lamentano dei danni…
Appunto, lasciamo perdere. Cos’è quel clic che sento?
Ti scatto delle foto. Sei così carino! Zanne non ne hai, il naso pare la bocchetta dell’aspirapolvere…
Non so cosa sia ma non mi offendo.
Hai gli occhi buoni: l’espressione dolce, le ciglia lunghe.
Insomma, ti piaccio. Avevo ragione a non preoccuparmi.
Anch’io ho la stessa sensazione. E non scendo dall’Ape solo per non farti scappar via. Voglio guardarti bene. Sei magro, ma mangi?
…
Vuoi dire che sei stato tu a papparti le mie quattordici pesche l’anno scorso?
…
Non importa!
Sicura?
Al momento, ci è venuta una rabbia… però il primo colpevole al quale abbiamo pensato non sei stato tu.
A chi avete pensato?
A un ladro.
…
Umano!
Ah, ecco.
Quando abbiamo dedotto che era stato un animale selvatico, forse un cinghiale, la rabbia è sbollita subito. Erano buone, almeno?
…
Ho capito, eri tu ma non me lo vuoi dire.
Acc… mi hai beccato, di solito non sei in circolazione così presto.
E tu di solito non sei in circolazione così tardi. Ciao!
Ciao, sento odore di cane ma non lo vedo… dove l’hai nascosto?
È qui con me, sull’Ape, seduto sul pianale ma non lo faccio scendere, tranquillo.
Potresti anche, lo riconosco: è lo stesso che mi sente sempre di là dalla tua recinzione; ormai, siamo quasi amici.
Lo penso anch’io, però meglio essere prudenti. Lui resta qui, protetto e tu resti lì, libero, a grufolare.
Va bene; mi posso avvicinare un pochino?
Certo! Ma che fai, scodinzoli?
Non mi mandi via, non fai rumore, non hai paura di me… scodinzolo sì.
Non ho paura, non voglio farti male e se ti avvicini ti vedo meglio.
Sono contento di conoscerti, non hai odore di fucile addosso.
Mai visto uno se non in foto. Che ci fai per strada?
Gironzolavo.
Non staresti meglio un po’ più su, nei boschi?
Ci hanno attirato a valle in ogni modo, ora stiamo bene anche qui.
Discorso lungo e complesso. Si lamentano dei danni…
Appunto, lasciamo perdere. Cos’è quel clic che sento?
Ti scatto delle foto. Sei così carino! Zanne non ne hai, il naso pare la bocchetta dell’aspirapolvere…
Non so cosa sia ma non mi offendo.
Hai gli occhi buoni: l’espressione dolce, le ciglia lunghe.
Insomma, ti piaccio. Avevo ragione a non preoccuparmi.
Anch’io ho la stessa sensazione. E non scendo dall’Ape solo per non farti scappar via. Voglio guardarti bene. Sei magro, ma mangi?
…
Vuoi dire che sei stato tu a papparti le mie quattordici pesche l’anno scorso?
…
Non importa!
Sicura?
Al momento, ci è venuta una rabbia… però il primo colpevole al quale abbiamo pensato non sei stato tu.
A chi avete pensato?
A un ladro.
…
Umano!
Ah, ecco.
Quando abbiamo dedotto che era stato un animale selvatico, forse un cinghiale, la rabbia è sbollita subito. Erano buone, almeno?
…
Ho capito, eri tu ma non me lo vuoi dire.
...
No, non potevi essere tu, sei troppo piccolo rispetto a quelle tracce. Dove vai ora?
A farmi un giro qui sotto.
Nell’orto di C…
Sì, ma poi risalgo e mi rintano appena trovo un posto fresco con l’acqua. Ciao.
Ci ha guardati bene, annusati meglio, scrutati a fondo.
A farmi un giro qui sotto.
Nell’orto di C…
Sì, ma poi risalgo e mi rintano appena trovo un posto fresco con l’acqua. Ciao.
Ci ha guardati bene, annusati meglio, scrutati a fondo.
Poi se ne è andato. Andata, penso fosse una femmina.
Una tenerezza infinita.
Una tenerezza infinita.