ZANNE

Secondo me, nessuno è più inerme di un animale di fronte a un umano; anche se dotato di forza sovrumana, anche se in potenza può averne ragione in pochi istanti, purtroppo, l’animale è inerme di fronte all’uomo. Quando quest’ultimo soccombe, o è un caso fortuito, oppure l’uomo ha sottovalutato il potenziale pericolo; allora, l’animale colpisce e fa centro.
La sintonia con gli inermi e l’impulso immediato di intervenire per aiutarli mi sono sempre appartenuti. Questo sentire e il mio amore viscerale per i cani e per tutti gli altri animali si sono intrecciati e manifestati nel tempo, in modi più o meno incisivi e utili alla causa; sono cresciuti con me, forse in apparenza sopiti perché non sempre sostenuti da scelte di vita tangibili, da comportamenti evidenti. Non ho avuto mai grande dimestichezza neppure con le ragioni di opportunità: spesso la mia reazione istintiva non ne ha tenuto conto e – si sa – in questo nostro mondo è un tipo di errore fatale.
Invecchiando, mi sono trovata su lunghezze d'onda che avrei considerato altre da me in altri tempi, prima della mia ribellione, piccola ma significativa, persino incredibile agli occhi di chi da me non se lo sarebbe mai aspettato. È stata anche l’irrilevante vicenda personale a spingermi a scrivere per Zanne, oltre al tema e alla destinazione dei proventi alla causa degli orsi trentini.
Zanne è un'antologia, affronta e racconta il tema della ribellione degli animali all’uomo in un modo così «immersivo» da lasciare un segno profondo, tanto coinvolgente da convincermi a scommettere sul suo potere persuasivo e a confidare ancora nelle intelligenze umane che lo leggeranno: al termine di queste 242 pagine il lettore si sarà tanto immedesimato che avrà compreso; la ribellione interiore si opererà; gli animali saranno considerati esseri senzienti, persone, le «piccole persone» delle quali parla Anna Maria Ortese, saranno trattati con dignità e rispetto; si estingueranno invece, via via, secondo il ciclo naturale della vita e grazie al ruolo fondamentale dell’educazione, gli esseri che arrivano alla ribalta delle cronache assuefatte – quelli che uccidono animali per divertimento, quelli che li sfruttano per soldi, quelli che li maltrattano – perché il seme di una coscienza nuova attecchirà, si diffonderà, dilagherà.
Non può essere altrimenti.
Eppure, il mio racconto all’interno di questa antologia, parte dalla desolante, disperata certezza opposta, che la realtà rispecchia e che rispecchia la realtà. Troppi e troppo sofisticati sono gli strumenti che armano la rozza mano dell’uomo per pensare che gli animali riescano a ribellarsi con successo. Gli animali non hanno scampo di fronte all’uomo, al malvagio, al becero, ai “luridi bastardi umani” ai quali vogliono sottrarsi. E manifestano la loro volontà di riuscirci perché ci provano, sempre, nonostante le costrizioni: gli esempi di ribellione (e sono solo alcuni) che Francesco Cortonesi elenca e racconta nell’introduzione sono storici, reali, accaduti e non lasciano spazio a fraintendimenti o strane interpretazioni.
È questo che ha incrinato il mio pessimismo: «il loro punto di vista» – quello degli animali, intendo – ha in Zanne un impatto, una forza, una capacità di persuasione altissimi, sia nella prima parte, di invenzione narrativa, sia nella seconda che raccoglie vite vissute, reali. Tra queste ultime, tutte appassionanti, quella che più mi ha toccato è la confessione dell’assassinio di Diasprilla, lucida e impietosa analisi da parte del suo mandante-esecutore-proprietario. Credo racconti come sia possibile l’assenza di un’empatia che dovrebbe essere ovvia tra cavaliere e cavallo e come sia possibile e auspicabile il pentimento, il rimorso, il comportamento diverso, opposto, attraverso una presa di coscienza, con i tempi necessari.
C’è tanta morte in questa antologia: quella alla quale ci si rassegna [forse; mai per quel che mi riguarda] per evitare sofferenze insensate; quella che si cerca di cacciar via, perché no, non deve prendersi Tombola, anche se Tombola vuole; quella incarnata in senso letterale dai corpi smembrati appesi nelle celle frigorifere di una macelleria; quella delle macellazioni inarrestabili, per il gusto delle papille umane, con lo strazio di anime sofferenti oltre la vita. Un orrore che va fermato, una vendetta che va portata a termine: dunque c’è anche la morte umana, dei responsabili di atrocità folli, del commerciante di scimpanzé e schiavi umani, degli uomini come specie soccombente a un virus trasmesso da cavie di laboratorio.
E ci siamo passati: «Aviaria, Hendra, Ebola, SARS, malaria, vaiolo delle scimmie, Nipah, Febbre del Nilo Occidentale, HIV e Covid sono solo alcune delle zoonosi che ci ricordano quanto noi facciamo parte del Mondo esattamente come gli altri animali, e che il nostro considerarci “specie superiore” non può proteggerci in questi casi» (F. Cortonesi, Introduzione, in Zanne, pp. 20-21).
Altri racconti indagano i temi degli animali ridotti a fenomeni da baraccone nei circhi, persino quando uno di loro, grazie alla propria intelligenza, riesce a sfuggire al macello e il tema del rapporto tra cavia e uomo che su di lei effettua esperimenti. C’è anche una favola, leggiadra come una farfalla.
Argomento affascinante – che mi tocca molto in considerazione della mia convinzione che gli animali abbiano un’anima – quello degli animali fantasmi: nessuno può fermarli, nella forma eterea riescono a unirsi, oltre le ere in tutti i tempi, per diventare forza dirompente. Non voglio dire altro, ma il cane Danny che prova comunque a difendere chi ama mi resterà marchiato addosso.
In questo quadro si colloca il mio Dina e Mario.
Dina è un cane, Mario il suo umano: un binomio saldo e felice che sarà spezzato dall’avida ferocia di altri biechi umani. I nomi sono di fantasia, la vicenda almeno nel suo evento cruciale è accaduta purtroppo, è invece immaginato ciò che Dina forse ha passato e tentato. Il fenomeno del furto su commissione di cani per scopi che inorridisco solo a pensare è dilagante. Il dolore di una simile separazione non è solo umano. E questo ho provato a raccontare.
Grazie a Cronache Ribelli per averlo scelto.